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Per il ciclo STORIE DELL’ARTE. Paola Scremin presenta: Protagonisti degli anni ’50 – Jean Fautrier, Jean Dubuffet, Antoni Tàpies
06/05/2015, h. 10:30 - 13:00
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Mercoledì 6 maggio, h. 10,30
Per il ciclo STORIE DELL’ARTE. Paola Scremin presenta: Protagonisti degli anni ’50 – Jean Fautrier, Jean Dubuffet, Antoni Tàpies
Tre incontri sull’Informale attraverso alcuni importanti protagonisti della stagione. Il primo appuntamento introdurrà la poetica dei pionieri francesi Jean Fautrier, Jean Dubuffet e del catalano Antoni Tàpies. A seguire un incontro su Alberto Burri, di cui quest’anno ricorrono i 100 anni della nascita e un altro su Lucio Fontana, due punte di diamante la cui opera da proiettato l’Italia nello scenario internazionale. Gli incontri saranno accompagnati da video originali con brani di interviste inedite ai protagonisti.
Prossimi incontri:
MERCOLEDÌ 13 MAGGIO H 10.30
Alberto Burri
MERCOLEDÌ 20 MAGGIO H 10.30
Lucio Fontana
Negli anni Cinquanta, la gestualità espressa in un segno inciso o graffiato, nel taglio o nel buco impresso sulla tela o su un sacco di iuta, nel trattamento pittorico di materie anomale, come catrami, metalli, legni e plastiche, risponde all’intenzione primaria dell’artista di produrre una realtà che testimoni il suo fare e dunque il suo esistere. Le ragioni profonde che muovono gli artisti informali a rigettare il classico concetto di pittura e forma, risiedono in parte nel disagio scaturito dall’immane tragedia, dal disinteresse per un mondo che ha permesso tanto orrore. Con differenti approcci, Jean Fautrier (Parigi, 1898-1964), Jean Dubuffet (Le Havre, 1901-1985), Antoni Tàpies (Barcellona, 1923 –2012), Alberto Burri (Città di Castello, 1915-1995) e Lucio Fontana (Rosario, 1889-1968), hanno approfondito un concetto di pittura materica e spaziale libera dalla rappresentazione e volta ad esaltare le sue caratteristiche fenomenologiche di fisicità spazio temporale. L’informale materico inizia con Fautrier, che rompe il confine tra pittura e scultura, mentre Dubuffet rivaluta i graffiti e le immagini spontanee di bambini e malati di mente. L’opera del più giovane catalano Tàpies, amante di jazz e musica contemporanea, conoscitore di Klee, Ernst, Poe e della filosofia zen, si caratterizza per il suo impegno politico e sociale. In Italia, l’artista della materia per eccellenza è Burri che con Fontana, anche se anagraficamente separati da quasi una generazione, ha espresso una poetica di palesi confluenze. Nel 1952, Fontana acquistava alla Biennale veneziana Studio per lo strappo di Burri; nello stesso anno, Burri firmava il V Manifesto spaziale dell’argentino.